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Redazione:
Mariadonata Costantini  Elisabetta Jafrancesco  Leonardo Gandi
Massimo Maggini
Fiorenza Quercioli
Camilla Salvi
Annarita Zacchi

Webmaster: Leonardo Gandi

N. 6
maggio-agosto 2003


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Italiano in azienda: situazione dell’insegnamento e problematiche
Rita Grassato

Il presente articolo offre un quadro, certamente parziale, dell’attuale situazione dell’insegnamento dell’italiano in contesti aziendali. I dati sono stati raccolti attraverso un breve e semplice questionario, elaborato dall’autrice sulla base della propria personale esperienza di insegnamento nel settore; tale esperienza non è stata fatta rientrare nel computo dei dati, ma traspare nella scelta dei quesiti e delle opzioni offerte e, talvolta, nel commento dei dati raccolti.

Descrizione del questionario
Il questionario, inviato unitamente ad una breve presentazione degli scopi dell’indagine, si compone di 17 domande di diversa tipologia; è stato previsto anche uno spazio per libere osservazioni da parte del docente che è invitato ad aggiungere informazioni non contemplate e a segnalare liste di discussioni o altro canale per la diffusione dell’indagine. La modalità di risposta varia dalla semplice apposizione di una crocetta nella casella predisposta alla scrittura di dati variabili (ad es. anni di esperienza, durata dei corsi, titoli di manuali in uso ecc.).

Le prime tre domande richiedono ai compilatori di fornire informazioni circa la loro esperienza nell’insegnamento della lingua italiana a stranieri e in contesti aziendali, l’eventuale formazione specialistica per l’insegnamento in azienda e il tipo di rapporto con l’azienda presso la quale sono impegnati.

Le domande successive (dalla 4 alla 12) mirano a raccogliere informazioni sulle caratteristiche dei corsi offerti: livelli, luogo e orario in cui si svolgono, durata ecc.

Le domande 13 - 17 riguardano aspetti più propriamente didattici: materiali e strumenti utilizzati dai docenti, le difficoltà che emergono in questo tipo di corsi di lingua, individuazione di tre macro-aree che debbano preferibilmente essere inserite in un progetto didattico rivolto a discenti principianti di corsi aziendali.

Diffusione e raccolta dei questionari
Il questionario è stato inviato tramite posta elettronica a insegnanti contattati personalmente o tramite associazioni e liste di discussione per docenti di italiano LS/L2; in particolare, il maggior numero di questionari è giunto da Discutiamone, mailing list messa in rete da Guerra Edizioni Guru S.r.l., (www.guerra-edizioni.com), e da ITALIANO_L2 la mailing list per insegnanti di italiano L2 dell’Università per Stranieri di Perugia, home page della lista www.unistrapg.it/lista/li-sta.htm. In totale sono stati raccolti 17 questionari; questo dato risulta notevolmente basso soprattutto se si pensa all’ampia diffusione data alla ricerca: infatti, le associazioni e mailing list contattate sono state una decina circa. Si è riflettuto su tale elemento della ricerca e si sono avanzate le seguenti ipotesi:

a) pochi docenti si occupano di insegnamento dell’italiano in azienda in quanto la richiesta è limitata;
b) alcuni docenti che offrono corsi di italiano in azienda non sono iscritti alle associazioni o liste contattate, e probabilmente operano in condizioni di isolamento dalla comunità degli insegnanti di italiano a stranieri;
c) i docenti sono continuamente invitati a partecipare ad indagini sulla loro professione e quindi aderiscono solo alle iniziative promosse da enti o persone di rilievo e a loro note.

Le risposte inoltrate sono giunte da colleghi (alcuni dei quali iscritti al Master Itals) che operano o hanno lavorato in Italia e nei seguenti paesi: Argentina, Austria, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Messico e Regno Unito.

Analisi e commento dei dati
1) Il docente
La prima domanda si propone di accertare da quanto tempo il docente insegna italiano LS/L2 sia in corsi generali che propriamente aziendali. La maggior parte degli intervistati insegna in entrambi i tipi di corsi; solo in un caso l’esperienza è limitata al contesto aziendale. Molti dei colleghi hanno anche un’esperienza di lunga durata come insegnante di italiano a stranieri e in alcuni casi l’insegnamento in azienda rappresenta un’esperienza sporadica e limitata nel tempo.

La seconda domanda è relativa alla formazione specifica per l’insegnamento della lingua in contesti aziendali: nessuno degli intervistati ha conseguito tale formazione. Questo dato, letto unitamente a quello emerso con la prima domanda, rispecchia alcune riflessioni di Paolo Balboni in Le microlingue scientifiche-professionali (2000);in particolare sembra confermare la quasi totale mancanza di corsi di formazione per docenti di microlingua o comunque una preparazione specifica per progettare corsi misti, cioè corsi che siano allo stesso tempo di lingua e microlingua. In un caso è stato indicato come specializzazione il Master Itals, in corso di frequenza e comunque successivo al periodo in cui il docente ha tenuto corsi in azienda; un docente ha indicato come preparazione un periodo di formazione all’interno dell’agenzia per la quale lavora senza specificarne le caratteristiche e i contenuti.

La domanda successiva ha lo scopo di individuare il tipo di rapporto esistente tra l’insegnante e l’azienda. Solo in un caso il docente si indica come esperto interno all’azienda; una percentuale consistente (circa il 50%) si dichiara collaboratore di un centro linguistico e i rimanenti sono inquadrati come liberi professionisti; in tre casi il docente dichiara una duplice posizione, sia collaboratore di un centro linguistico che libero professionista. La condizione di libero professionista, se da una parte può significare piena autonomia del docente, dall’altra lo può rendere meno forte contrattualmente e, soprattutto, più isolato nel definire il progetto didattico, nel garantirne la continuità nel breve e lungo periodo e nel realizzare materiali specifici al tipo di corso.

2) I corsi
L’offerta si estende da corsi di livello principiante a corsi di livello avanzato sebbene prevalgano corsi dei livelli medio-bassi (solo due docenti hanno lavorato con discenti di livello avanzato) con netta prevalenza di corsi per principianti. Questo dato è interessante e può fornire due elementi di riflessione; se da un lato sembra confermare il fatto che la lingua italiana sia poco presente nella scuola, per cui pochi sono i discenti adulti che l’hanno studiata in età adolescente, dall’altro indicherebbe che l’italiano si afferma come lingua degli affari.

Tuttavia, allo stesso tempo, si evince che l’interesse dei discenti, e oserei dire anche delle loro aziende, si limita ad un’acquisizione limitata della lingua e rispondente unicamente a bisogni pragmatici e non più ampiamente culturali e sociali.

La maggior parte degli intervistati svolge i corsi presso il locali dell’azienda (83%), in diversi momenti della giornata: la fascia meno richiesta è quella centrale (12-15) mentre le fasce 15-18 e 8-12 godono di larga preferenza; minore è l’offerta in fascia serale (18-20). Questo dato è in contrasto con l’esperienza personale che si colloca prevalentemente nella prima e seconda fascia.

Gli incontri sono di due ore nella maggior parte dei casi; solo in due casi si è indicata una durata superiore alle tre ore; in uno di questi casi è stato specificato che il corso prevede incontri di un’intera giornata e la presenza dell’insegnante anche durante la pausa pranzo. Per un docente la durata è variabile (dalle due alle cinque ore). Queste osservazioni indicano che l’organizzazione dei corsi deve rispondere a specifiche condizioni e richieste dell’azienda e, quindi, il docente incaricato deve far propri un approccio flessibile e la capacità di progettazione.

Quanto al periodo di attivazione dei corsi c’è una notevole variabilità, nel senso che talvolta l’offerta dura tutto l’anno, spesso solo per brevi periodi, in molti casi dipende dall’azienda e dai discenti.

Anche la durata di ciascun corso è molto variabile: da un minimo di 4 ore e mezza ad una quantità non definibile in quanto dipendente dai bisogni e dalla disponibilità di tempo dei corsisti; non sempre è stato possibile quantificare in numero di ore, talvolta è stata indicata una durata in mesi o anni. Questo dato induce due riflessioni: ribadisce quanto affermato in precedenza, ossia la necessità di fornire corsi adattabili alla singola situazione, ma potrebbe anche indicare una difficoltà di progettazione di percorsi formativi in questo settore per il quale gli studi teorici e i materiali operativi risultano piuttosto scarsi.

Le caratteristiche del gruppo (in prevalenza monolingue - 80%) determinano il ricorso ad una lingua franca, o comunque alla lingua materna dei discenti, soprattutto quando si tratti di discenti di livello principiante; tuttavia in tre casi il docente, pur di fronte ad un gruppo principiante, decide di comunicare solo in lingua italiana. In un caso è stato specificato che la scelta del docente a cui affidare il gruppo è ricaduta su un insegnante che conosceva la lingua materna degli studenti (l’ungherese); quando gli studenti avevano raggiunto un livello di comprensione e produzione sufficiente a seguire il corso totalmente in lingua italiana, il docente è stato sostituito da altro insegnante. Tra le opzioni indicate come lingue franche inglese e tedesco si collocano al primo posto, seguiti da francese e spagnolo.

La parte delle domande riferite alle caratteristiche dei corsi si conclude con un quesito a scelta multipla relativo alla composizione numerica dei gruppi che supera le 15 unità in un solo caso e in due casi è compresa tra 10 e 15 elementi; due docenti indicano una variabilità tra meno 5 e 10 corsisti mentre la metà degli intervistati seleziona la prima opzione (meno di 5). Dal punto di vista didattico il piccolo gruppo va certamente a vantaggio dei singoli discenti che avranno maggiori opportunità di esprimersi e di godere di un corso progettato in base alle loro esigenze e caratteristiche.

3) La didattica
Apre la serie di domande attinenti la didattica il quesito relativo alla tipologia di materiali utilizzati. Tutti i docenti ricorrono a più fonti, siano essi manuali già predisposti che materiali propri o autentici. È dunque difficile fornire delle percentuali esatte, tuttavia è possibile osservare che si fa un ampio uso di manuali di lingua generale, mentre minore è il ricorso ai testi elaborati specificatamente per corsi aziendali. È probabile che ciò si verifichi perché la quasi totalità dei manuali pubblicati per questo tipo di corso sono destinati a studenti di livello intermedio e avanzato e quindi non sempre adeguati a discenti principianti
(1) . La maggior parte dei docenti introduce anche materiali autentici che trovano un utilizzo preferenziale proprio in questo tipo di corso.

La domanda successiva chiede di specificare quali manuali vengono adottati e la lista è piuttosto ricca. Si riportano di seguito i titoli segnalati, in ordine decrescente e con indicazione del numero di docenti che li usano.

Manuali di lingua italiana generale: In alcuni casi ciascun docente fa ricorso a più manuali, tra i quali sono stati indicati (non per tutti è stato possibile risalire alla casa editrice):
a) Volare, Edizioni Dilit, Edizioni Alfa&Beta Verlag (4);
b) Rete, Guerra Edizioni; La lingua italiana per stranieri (Katerinov), Guerra Edizioni; Linea Diretta, Guerra Edizioni; Uno, Bonacci Editore (2);
c) Leggiamo e Conversiamo, Bonacci Editore; Due, Bonacci Editore; In Italiano, Guerra Edizioni; Contesti Italiani, Guerra Edizioni; Pronunciare l’italiano, Guerra Edizioni; Progetto Italiano, Edilingua; Basic Italian, Holt, Rinehart & Winston, Incorporated; Bravo, B. Mondadori; Comunicare subito, (1).

Manuali di lingua italiana per aziende:
a) Italiano per gli affari, Bonacci Editore (2);
b) Italienisch fur Kaufleute, Langenscheidt, La nuova corrispondenza commerciale italiano-tedesco, De Vecchi Editore (1).

La scelta degli strumenti utilizzati durante gli incontri dipende moltissimo dalle caratteristiche dei locali nei quali si svolgono e dalle attrezzature messe a disposizione del docente. Un numero rilevante degli intervistati (65%) ricorre ad almeno tre degli strumenti indicati; in un solo caso l'unico strumento utilizzato è la lavagna bianca.

Lo strumento per eccellenza è l'audio-registratore indicato dalla quasi totalità degli intervistati (solo in un caso non è selezionato); seguono la lavagna bianca e il videoregistratore. Solo due insegnanti fanno uso della lavagna luminosa, quattro accedono ad un'aula multimediale e cinque utilizzano il televisore. Non vengono date informazioni circa la tipologia precisa dei materiali, se si tratti, per esempio, di video didattici, registrazioni dalla televisione italiana o film, oppure, nel caso dell'aula multimediale, di CD-Rom o navigazione in Internet.

[continua]

Note
(1) Una panoramica esaustiva di tali manuali si trova in Ritondale Spano (tesi Master Itals a.a. 2001/2002). torna al testo