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N. 2
giugno-luglio 2002
numeri precedenti


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Bambini e giornalini
Erasmo, Nut e Company

Qualche ultraquarantenne forse ricorderà un giornalino che circolava alla metà degli anni ‘60. Si chiamava Michelino e me lo fece conoscere il mio maestro delle elementari, che aveva un nome strano, Stelio, e "strano" era come maestro, per quei tempi, almeno a scuola nostra. Non gli piacevano i banchi immobili e tutti in fila, e noi li spostavamo a seconda dei lavori che erano in programma; ci faceva fare esperimenti con l’elettricità e il magnetismo, ginnastica anche se non c’era la palestra, coltivare e studiare la crescita di fagioli in batuffoli di cotone imbevuti d’acqua; organizzava una volta al mese l’ elezione del capoclasse a scrutinio segreto; ci portava nei musei e convocava un babbo scultore che arrivava in classe con secchi di creta e ci metteva a modellare e dipingere animali; una volta abbiamo imbiancato tutti insieme i muri della classe; alla riapertura della scuola dopo l’alluvione del ’66 a Firenze, per prima cosa ci disse che potevamo scrivere a dei bambini di scuole di altre città (si era procurato gli indirizzi), e nacque una corrispondenza: loro volevano sapere e ci confortavano, noi raccontavamo e ci sentivamo importanti.

Il giornalino Michelino non lo usavamo in classe. Ma non perché era un "giornalino", e non rientrava fra i libri di testo, nei programmi, e dunque vietato. No, Michelino era e doveva restare roba nostra, affidata a noi. Se volevamo leggerlo, bene, se no pazienza. Anche se volevamo portarlo a scuola, bene; ma, io almeno, non ce lo portavo: c’era più gusto a tenermelo per me. Lo leggevo perché mi piaceva e basta: c’erano storie, c’era il sapere, tutta un’iconografia che schiudeva immaginosamente i nuovi mondi. Mi divertivo ed ero libero di imparare ad aver voglia di leggere. E poi mi appassionavano le cose che scoprivo (era pur sempre un "giornalino didattico"). Per esempio sulla fisiologia del corpo umano. Ricordo ancora un "viaggio nell’apparato digerente", dove ci si identificava in un pezzetto di cibo, e, con un certo entusiasmante disgusto, si era masticati, predigeriti, digeriti, trasformati, assimilati, restituiti irriconoscibili alla terra. Un’altra cosa che scoprivo era che esisteva una terza comunità, oltre a quelle della mia famiglia e della mia classe, più grande e invisibile: la comunità dei soci del Club di Michelino, gli altri lettori, bambini come me che scoprivano la voglia di leggere e si divertivano a leggere. Michelino mi fece poi nascere anche la voglia di scrivere: di essere autore, per dei lettori (i ragazzini che scrivono forse sentono, in qualche modo un po’ misterioso, il richiamo del "comunicare", dell’avere qualcosa da dire; ma più che altro, mi pare, il piacere di produrre una cosa loro). A nove anni, con un compagno di classe abbiamo scritto e pubblicato tre numeri di un nostro giornalino fatto a mano, quattro pagine spillate. Si intitolava Curiosità ed era a tiratura limitatissima: lo distribuivamo ai bambini che frequentavano il nostro giardinetto.

Tempo fa cercavo delle cose da far leggere a dei bambini stranieri (dai 6 ai 12 anni, tutti insieme: era stato deciso così e non potevo discutere) che facevano un po’ di italiano con me, prima di cominciare l’anno scolastico. Cercavo dei materiali autentici. Vado in edicola e fra i quotidiani di non larghissima diffusione vedo spuntare una testata dove, accanto al disegno di un buffo tipo con nasone, c’è scritto "Erasmo, il mio primo quotidiano". La estraggo, do un’occhiata al titolo più grande, "Aiutono, piovono topi", poi agli altri titoli, "C’è un piranha nel canale", "Difendersi dagli uragani", "Calcio: Brasile "number one"". Compro Erasmo.

Tempo dopo su Erasmo leggo la pubblicità di un altro giornalino, Nut e Company. La pubblicità lo descrive come "Il primo settimanale italiano di informazione per bambini nella prima età scolare". Torno in edicola e cerco anche Nut e Company. Scopro che da qualche mese le pubblicazioni di Nut e Company si sono interrotte. Allora scrivo all’editore per avere informazioni. E l’editore mi informa che, dopo quattro mesi di sperimentazione, stanno mettendo a punto il giornale per riprenderne le pubblicazioni alla fine di quest’anno. Mettiamoci quindi in attesa. (Gentilmente, mi hanno anche spedito tutti i 16 numeri sperimentali).

Nut e Company è pensato per bambine e bambini dai 5 agli 8 anni, Erasmo per lettori e lettrici già più "in là con gli anni" (anche delle scuole medie).

In Nut e Company ci sono giochi, storie, fiabe, filastrocche, lettere dei giovanissimi lettori e delle giovanissime lettrici. In Erasmo, notizie e commenti sui fatti del giorno, articoli di scienze, uno spazio per lo sport, recensioni di film, suggerimenti per scorrazzare in Internet, miti e leggende, contributi di chi dopo aver letto ha avuto voglia di scrivere, di buttarsi: lettere, poesie e filastrocche, fiabe, reportage (Erasmo è visibile anche on line).

Far conoscere Erasmo e Nut e Company – fra qualche mese, quando torna in edicola – anche a chi, nelle vostre classi, sta imparando l’italiano?

Direi di sì.

A leggere – anche a leggere un’altra lingua – si impara leggendo. E imparare ad aver voglia di leggere, a prendere in mano un testo con fiducia e curiosità, dimenticando l’impulso di scappare – questa è la cosa più importante per aumentare il tempo di esercizio della lettura – è più facile se uno decide cosa, quando, come e perché leggere.

Fate dunque incontrare Nut e Erasmo alle bambine e ai bambini, alle ragazzine e ai ragazzini che stanno imparando l’italiano. Regalategliene delle copie, fate abbonare le vostre scuole, dite loro di comprarlo loro ogni tanto. Scegliete voi i modi più appropriati per avviarli all’esplorazione autonoma di questi giornalini, a guardarli, ad assaggiarli: l’importante sarà fare un tentativo di comunicare il messaggio: non se e quanto capisci conta, perché nessuno verrà a controllare; conta che provi a capire. Tanto più se le cose che uno proverà a capire fanno anche entrare nei mondi dei coetani italiani.

Poi, certo, se siete fra coloro che credono nel valore dei materiali autentici per far crescere la capacità di capire i testi anche in chi sta imparando a muoversi nella nuova lingua, bene, portate Erasmo e Nut nelle vostre classi plurilingui, nei vostri laboratori di italiano. Tre modi per farlo li trovate nella sezione Attività didattiche.

Leonardo Gandi
Email leonardogandi@libero.it

 

© Didattica & Classe Plurilingue 2002