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N.1
aprile-maggio 2002


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1. La canzone italiana d'autore: proposta di percorso didattico
Elisabetta Jafrancesco

Il percorso didattico proposto è rivolto a bambini sia italiani che stranieri della scuola dell’obbligo, di una età compresa fra i nove e i dodici anni, e mira a sviluppare

a) la competenza testuale relativamente al genere canzone,
b) le abilità di ascolto e di produzione orale,
c) la competenza lessicale,

attraverso il lavoro sulla canzone, un genere molto apprezzato da giovani e da giovanissimi di ogni provenienza, capace di coinvolgerli e motivarli soddisfacendo il loro bisogno di apprendimento linguistico e il loro gusto estetico.

La canzone selezionata è Buonanotte fiorellino, tratta dall’album Rimmel (1975) di Francesco De Gregori. Il testo, pur non essendo recente, continua a essere proficuamente utilizzato in classe per svariati motivi: l’alto livello di gradimento che esso ha fra gli allievi, il contenuto tematico - legato ai sentimenti e agli affetti – e, infine, la sua adattabilità a pubblici molto diversi fra loro. La canzone, infatti, variando di volta in volta gli obiettivi didattici e le attività di corredo, è stata proposta con successo ad apprendenti di italiano L2/L1 di tutte le età: bambini, adolescenti e adulti, risultando sempre un lavoro piacevole e stimolante. Inoltre, l’attualità di Buonanotte fiorellino risiede nel fatto che essa rappresenta uno dei testi di maggior pregio della canzone d’autore italiana, parte del bagaglio di cultura musicale di numerose generazioni.

La canzone viene presentata con una serie di attività da svolgere prima durante e dopo l’ascolto che hanno lo scopo da un lato di attivare tutti quei fattori che sono alla base del processo di comprensione, dall’altro di procedere alla riflessione e all’acquisizione di un lessico contestualizzato. La tipologia delle attività proposte è ampia, ci sono infatti momenti di lavoro individuale e momenti di lavoro da svolgere a coppie o in piccoli gruppi, questo per sostenere la motivazione, per favorire l’interazione in classe e lo scambio delle conoscenze fra gli allievi. Il ruolo dell’insegnante è invece quello di creare una atmosfera serena e rilassata, di interagire costantemente con gli allievi muovendosi fra loro per seguirli e per aiutarli nello svolgimento delle attività.

Per eseguire l’intero percorso sono necessarie due ore circa.

Le prime attività sono di precontatto con il testo e hanno lo scopo di creare interesse negli allievi, di recuperare le loro conoscenze relativamente ai generi ninna nanna, filastrocca, canzone, di introdurre parole chiavi importanti per la comprensione del testo, di attivare la grammatica della anticipazione attraverso la creazione di ipotesi sul contenuto della canzone a partire dal titolo e attraverso l’invenzione di una storia di fantasia da confrontare successivamente con il testo di De Gregori (cfr. Attività 1-3).

Seguono due ascolti della canzone accompagnati da due attività di comprensione: la prima da svolgere durante il primo ascolto - il riordino - la seconda dopo il secondo - la scelta multipla (cfr. Attività 4, 5). Dopo una attività in cui gli allievi devono confrontare le storie da loro inventate con quella della canzone (cfr. Attività 6), si passa al lavoro sul testo. Questo consiste in alcune attività volte a sviluppare la competenza lessicale individuando nel testo parole chiave che appartengono a determinati campi lessicali, lavorando sulla formazione delle parole attraverso affissi di vario genere, presentando il lessico all’interno di opposizioni binarie, per esempio, "acerbo" vs. "maturo", ecc. (cfr. Attività 7A-11).

La proposta didattica qui presentata si conclude con due attività: la prima permette di approfondire la comprensione del testo attraverso l’analisi dei sentimenti e dell’emozioni che suscitano le immagini in esso presenti (cfr. Attività 12), la seconda prevede l’esecuzione corale della canzone, tecnica questa che costringe l’allievo a non distaccarsi dalla fonte, a parlare, per esempio, con lo stesso ritmo e velocità del modello da seguire (cfr. Attività 13).
                        
                                                      Email
ejafran@libero.it

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2. Scoprire insieme come funziona la lingua
Leonardo Gandi

Alla domanda «si può fare grammatica con i bambini?» immagino che molti insegnanti risponderanno «sì», se non altro perché la fanno.

Ma, ci si potrebbe anche chiedere, si può farla senza che per forza l’insegnante debba prima "spiegarla", senza per forza ricorrere poi a eserciziari che "dimostrino" che l’hanno "capita", senza per forza fare leva sulle sole capacità mnemoniche dei bambini?

Si può farla sfruttando piuttosto la loro naturale curiosità per la lingua, prendendola sul serio e tenendola viva?

In altri termini, si può fare grammatica insegnando ai bambini un modo per sviluppare la capacità di leggere il sistema della lingua, di scoprirne le regole?

E, soprattutto, come insegnare a leggere il sistema della lingua in una classe dove alcuni bambini, i bambini stranieri, stanno ancora e assai più dei coetanei nati qui ingegnandosi a usarlo, quel sistema?

L’attività proposta prova a rispondere a queste domande.

L’approccio alla grammatica e il contenuto linguistico (le parole derivate) sono ripresi da un testo del 1997 di M.G. Lo Duca che si chiama Esperimenti grammaticali (La Nuova Italia). I punti salienti di questo approccio sono:

(a) raccogliere e presentare del materiale significativo sul quale far lavorare;
(b) focalizzare l’attenzione degli alunni su uno o più fenomeni interessanti;
(c) trovare dei modi per invogliarli a riflettere, a mettersi a ricercare;
(d) un modo per ottenere (b) e (c) è avviare la ricerca ponendo un problema, una domanda.

(Nel caso dell’attività proposta una delle domande è: «che differenza c’è fra nonno e nonnino, cavallo e cavallino …?». Naturalmente, poiché si chiede di focalizzare l’attenzione su un fatto morfologico, potrà essere necessario precisare la domanda; è noto che i più piccoli sono attratti più dai referenti che dalla forma delle parole).

La modalità di esecuzione riprende invece una tecnica per il lavoro di gruppo detta "incastro". Uno dei vantaggi che essa offre, e che qui vorrei sottolineare, è la possibilità di far lavorare la classe su percorsi differenziati, tenendo conto per es. dei diversi livelli di competenza linguistica degli alunni.

Questa tecnica funziona così:

(1) l’insegnante individua il fenomeno o i fenomeni su cui avviare la ricerca;
(2) prepara una serie di fogli di lavoro (nel nostro caso 4), ciascuno contenente un diverso percorso di avvicinamento al fenomeno in questione (cioè domande diverse);
(3) predispone inoltre un altro foglio di lavoro contenente un percorso (una serie di domande) che ricompone tutti i 4 precedenti;
(4) in classe, si formano dei gruppi di base (nel nostro caso sono, idealmente, 4 gruppi di 4 alunni);
(5) ogni alunno del gruppo di base riceve un foglio di lavoro differente da quelli degli altri alunni, e contrassegnato dalle lettere A, B, C, D (se gli alunni sono in numero dispari, qualche gruppo potrà accogliere per es. 2 alunni col foglio di lavoro A, 2 col B ecc.);
(6) i gruppi base si sciolgono provvisoriamente, e se ne formano altri 4, detti gruppi di esperti: un gruppo formato da tutti gli alunni coi fogli di lavoro A, un altro gruppo con tutti gli alunni coi fogli di lavoro B e così via;
(7) comincia il lavoro, che viene svolto individualmente;
(8) al termine, tutti gli alunni (coi fogli di lavoro) A, tutti i B ecc, confrontano i rtisultati della propria ricerca;
(9) si ricostituiscono i gruppi di base;
(10) si consegna ai gruppi di base il foglio di lavoro comune che ripropone tutti insieme i problemi affrontati dai vari gruppi di esperti;
(11) ciascun alunno del gruppo, ormai diventato "esperto" della sua parte di lavoro, darà quindi il suo contributo individuale a rimettere insieme i "pezzi" su cui il foglio di lavoro comune invita a pronunciarsi;
(12) infine, un portavoce di ciascun gruppo di base potrà fare visita agli altri gruppi per confrontare i risultati;
(13) durante tutto il lavoro l’insegnante sarà a disposizione per dare chiarimenti e rispondere a domande;
(14) al termine del lavoro, l’insegnante propone e anima una discussione collettiva dei risultati ottenuti dai vari gruppi (che potrà essere istruttiva anche per individuare nuovi campi di ricerca da suggerire in un'occasione successiva).

(Per "oliare" il funzionamento dei gruppi, evitando alcuni dei classici inconvenienti, disordine, dispersione ecc., si può assegnare a ogni alunno un ruolo di responsabilità nello svolgimento nel lavoro. Un alunno, per es., stabilirà e farà rispettare i turni di parola, un altro terrà e farà rispettare i tempi assegnati, un altro ancora proverà a spiegare le parole difficili ai compagni non italofoni ecc.
Una descrizione di questa versione arricchita dell’ "incastro" si trova negli Atti del Convegno ILSA del 1999. Chi è interessato può richiedere il volume).

L’attività proposta, sulle parole derivate, può essere presa ad esempio per creare altre ricerche su altri contenuti grammaticali, tenendo conto dei bisogni della classe e dell’età degli alunni.

La tecnica dell’ "incastro" può essere sostituita da altre modalità di conduzione della ricerca (per es. proponendo via via a tutta la classe le varie domande sui dati presentati e procedendo con una discussione corale sui vari punti. Il libro di Lo Duca contiene molte indicazioni su come portare avanti questo tipo di discussione).

Il lavoro differenziato per gruppi mi sembra però un buon modo per coinvolgere nella "lezione di grammatica" anche gli alunni con una limitata competenza linguistica. Proporre loro compiti analitici più elementari e che richiedano l’uso di un parlato molto semplice può offrire loro la possibilità di partecipare alla ricerca collettiva, avvalersi della collaborazione dei pari e portare il proprio contributo.

                                          Email leonardogandi@libero.it

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© Didattica & Classe Plurilingue 2002